« quasi sempre quello che viene classificato come un errore umano non è tale. È un errore di design. È una cosa progettata così male che le persone la usano nel modo sbagliato. Ma alla fine la colpa viene data alle persone »
(D. Norman, Design della complessità).
Legal Design è una disciplina che nasce dalla volontà di rendere comprensibile le norme giuridiche e le disposizioni inserite in un contratto o in un regolamento. In particolare, l’idea nasce in Finlandia negli anni ’90 con il nome di visual contract e viene rielaborata a partire dal 2010 dalla Stanford Law School (approfondiremo la storia del Design e del Legal Design in altre occasioni).
In questo primo articolo del Blog intendiamo darvi un quadro molto generale del Legal Design per capire di cosa stiamo parlando, quali sonoi principi che lo riguardano e perché è importante conoscerlo oggi.
Legal Design: una prima definizione.
Il Legal Design può essere utilizzato sia per descrivere un concetto o un istituto giuridico, sia per progettare – attraverso strumenti mutuati dal Design – soluzioni a problemi giuridici. Non si tratta né di semplificare o banalizzare i contenuti giuridici, né tantomeno di inventarsi soluzioni alternative. Si tratta piuttosto di comprendere il problema mettendosi nei panni dell’utente e quindi di stimolare la creatività e l’intuizione per far uscire, attraverso il dialogo e la comunicazione visiva, una possibile soluzione del problema.
Più che una disciplina si tratta di un approccio. Possiamo definire il Legal Design come un approccio comunicativo incentrato sull’utente orientato alla risoluzione di un problema. (anche su questi singoli aspetti torneremo più avanti affrontandoli singolarmente).
I Principi del Legal Design.
Mettendo in fila i concetti, il Legal Design, si basa sui seguenti principi:
- intuizione e creatività;
- approccio visivo;
- Design Thinking;
- personalizzazione (o anche, approccio incentrato sull’utente).
Tutti questi principi derivano dall’applicazione del modello comunicativo del Design nei diversi settori scientifici, dalla psicologia, alla consulenza medica, all’economia. Oggi l’approccio comunicativo fondato sui principi che sono stati elencati sopra – che alcuni definiscono approccio assertivo – viene utilizzato in molti settori della consulenza e nel campo dell’educazione, oltreché, naturalmente, all’interno di accademie artistiche.
Il vantaggio di utilizzare questo approccio sta nel fatto di poter unire conoscenze tecniche ed abilità comunicative, al fine di offrire un servizio incentrato sul caso specifico dell’utente e riuscendo in modo concreto ad entrare in comunicazione con lui.
Perché il Legal Design oggi?
Come nelle Scale di Escher, il mondo moderno, a seguito dell’impatto della tecnologia e dell’informatica nelle nostre vite, sembra aver raggiunto una complessità tale da non poter più essere regolato con gli strumenti che fino ad oggi sono stati utilizzati. Oggi situazione segue un percorso differente.
L’esigenza di semplificare la comunicazione delle regole di convivenza, soprattutto per garantire la continuità economica e la regolare risoluzione dei conflitti, ci pone davanti alla sfida di coniugare, da un lato una realtà che richiede regole sempre più sofisticate e settorializzate, dall’altro lo scarso tempo a disposizione per approfondire in modo specifico ogni singola materia, dall’altro ancora la necessità di trovare soluzioni ai conflitti quotidiani (aziendali, familiari o di qualsiasi altro tipo) senza incorrere nella violazione di quelle regole complesse e specifiche. Accanto a ciò, molto spesso, l’evolversi frenetico della realtà in cui viviamo ci obbliga a cercare soluzioni non codificate.
A questa esigenza, che oggi è diventata una necessità, può dare risposta l’approccio del Legal Design. Mettersi nell’ottica che ogni situazione ha la sua storia e deve compiere il proprio percorso, indipendentemente da ciò che l’esperienza ha insegnato e da ciò che è stato codificato, costituisce già il primo passo verso la soluzione del problema.
Insieme scopriremo anche in quali settori specifici è stato utilizzato il Legal Design e in quali altri potrebbe trovare spazio.
Design: disegnare e progettare. Due finalità un unico approccio.
Come abbiamo detto, i “prodotti” del Legal Design sono due: disegno e progettazione. Come ogni progettista che possa definirsi tale, per poter realizzare un progetto bisogna partire dal disegno. Pertanto, può esserci disegno senza progetto, ma non viceversa. Cosa significa tutto ciò?
Il Legal Design ha due scopi principali:
1. Spiegare come funziona un “oggetto” giuridico;
2. Progettare la soluzione di un problema giuridico, sia esso derivante da una controversia o nell’ambito di una consulenza.
In entrambi i casi, però, intuizione e creatività, approccio visivo, Design Thinking, personalizzazione guidano l’attività. Con una precisazione: « … la complessità in sé non è né buona né cattiva: cattiva è la confusione. Non lamentatevi della complessità; protestate invece contro la confusione. Dobbiamo lamentarci di tutto quello che ci fa sentire inadeguati e impotenti di fronte a forze misteriose che ci tolgono il controllo e impediscono la comprensione » (D. Norman, Vivere la complessità).
Il Legal Design e la Mediazione civile e commerciale. Facilitare la comunicazione.
Come nella mediazione civile e commerciale, il legal designer svolge il ruolo di facilitatore della comunicazione tra le parti. Le principali competenze che il designer deve acquisire sono pertanto quelle comunicative, e proprio queste saranno l’oggetto principale del nostro Blog, dove cercheremo affinità e convergenze tra l’approccio del Legal Design e quello della Mediazione civile e commerciale.
Annagrazia Sbiroli
Federico D’Imporzano