Sulla scorta dell'articolo precedente, in cui abbiamo parlato del progetto inziato da Margaret Hagan e dalla Stanford Law School, seguito diamo conto dell’evoluzione del progetto del Legal Design Lab (Legal Design Lab – a new generation of legal services & leaders (legaltechdesign.com) e delle numerose risorse, informatiche e non, messe a disposizione da Stanford per aiutare i professionisti del mondo legale a sviluppare innovazione nel settore di cui si occupano.
Dalla sua costituzione nel 2013 il Lab ha affrontato infatti molti temi ritenuti strategici: dai sistemi legali virtuali a come migliorare la comunicazione di contenuti giuridici, dalla riforma della regolamentazione alla progettazione dei contratti, alla privacy by design all'innovazione degli studi legali.
In particolare, negli ultimi cinque anni i ricercatori del Lab si sono concentrati su come i professionisti legali e le istituzioni governative possono comunicare al meglio con il pubblico e correlativamente su come rendere più efficiente il modo in cui le persone trovano consulenza legale su Internet. Hanno infatti costruito un'infrastruttura di dati chiave per la ricerca e lo sviluppo, partecipato a iniziative di analisi digitale e di intelligenza artificiale all'avanguardia e fornito consulenza a molti professionisti per introdurre miglioramenti cruciali nei loro siti web.
Sono quindi stati progettati e testati modi innovativi per comunicare informazioni legali complesse, inclusa la creazione di strumenti tecnologici e di progettazione grafica utilizzabili nelle le informative, le politiche, i contratti e le guide ai processi
Segnaliamo tra questi:
1. Dashboard di assistenza legale: questa pagina Web del Lab guida gli amministratori del sito web che riguardi l’assistenza legale attraverso i passaggi principali per migliorare il loro sito. Controlla la tecnologia, il design, i contenuti e il ranking di ricerca e fornisce linee guida per migliorare nelle quattro le aree verificate del sito.
2. Legal Issues Taxonomy (LIST): il Lab ha raccolto e aggiorna una lista sistematica di tutte le principali questioni legali che le persone negli Stati Uniti possono dover affrontare, assegnando codici standard a ciascuna voce. Questi codici standardizzati possono essere utilizzati da organizzazioni, fornitori di tecnologia e altri che stanno cercando di mappare, classificare e sviluppare meglio la tecnologia relativa ad esigenze legali.
3. Schema Markup SEO Tool: si tratta di uno strumento per aiutare i siti Web che forniscono servizi di patrocinio e/o consulenza legale a raggiungere ranking migliori nei motori di ricerca e ad essere visualizzati dagli utenti che stanno ricercando assistenza legale. Questo strumento consente ai fornitori di servizi legali di creare codice che dice ai robot di ricerca di Google, Bing, Yahoo e altri motori di ricerca esattamente cosa c'è sul loro sito web, a quali giurisdizioni si applica, quali problemi legali può aiutare ad affrontare e come le persone possono mettersi in contatto.
Il pensiero progettuale o design thinking
Semplificando si può dire che il "legal design" è l'applicazione del processo di pensiero progettuale ai temi legali, con un’attenzione particolare all’innovazione applicata agli aspetti di comunicazione dei contenuti giuridici e con la finalità sociale di rendere accessibile il sistema legale anche ai gruppi sociali meno favoriti e con disponibilità economiche ridotte.
Non esiste un’unica definizione di pensiero progettuale, ma la più diffusa è quella di metodologia di problem solvingcaratterizzata da un elevato grado di flessibilità che ne consente l’impiego nei più svariati ambiti e nell'innovazione.
Le fasi in cui si articola la metodologia in discorso vengono generalmente individuate in:
- Empatizzare: la prima fase consente una comprensione migliore, più empatica, del problema, dei punti dolenti, dei bisogni e delle emozioni dele persone coinvolte.
-Definire: la seconda fase è un'opportunità per analizzare e sintetizzare tutte le informazioni raccolte durante la prima fase, prima di identificare e definire il problema principale che deve essere risolto.
- Ideare: la terza fase rappresenta un'opportunità per pensare fuori dagli schemi e guardare a un problema in modi alternativi, prima di generare idee basate sulle conoscenze acquisite durante le prime due fasi.
- Prototipare: la quarta fase è dedicata a generare tutte le soluzioni al problema esplorato durante le prime tre fasi.
- Testare e perfezionare: la fase finale consiste nel testare le soluzioni identificate nella fase precedente, raccogliendo feedback e perfezionando la soluzione secondo necessità, anche tornando se necessario all'ideazione.
Conclusioni
Ma il legal design è davvero solo un modo particolarmente efficiente e accattivante per comunicare concetti giuridici in modo più coinvolgente e chiaro ai non professionisti del settore legale o è/può essere qualcosa di più?
Le sue finalità sono solo di tipo sociale, vale a dire permettere alle persone di comprendere le regole e le logiche giuridiche che le riguardano e di orientarsi con maggiore consapevolezza nelle soluzioni che l’ordinamento giuridico mette loro a disposizione per la tutela dei diritti, o è qualcosa che può produrre soluzioni nuove e diverse nella regolazione dei rapporti giuridici?
Esiste infatti, malgrado e al di là del dogma della completezza dell’ordinamento giuridico, un ampio spazio in cui la norma applicabile non è chiaramente definita e lascia ampi margini di ulteriore definizione, come nell’ordinamento italiano in materia contrattuale l’art.1322 c.c. che nel porre il principio dell’autonomia contrattuale stabilisce al secondo comma che “Le parti possono anche concludere contratti che non appartengano ai tipi aventi una disciplina particolare [1323], purché siano diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo l'ordinamento giuridico”.
F. Schauer, professore ad Harvard, nel suo “Playing by the Rules: A Philosophical Examination of Rule- Based Decision-Making in Law and in Life”, Clarendon Press, Oxford 1991, evidenzia come il processo decisionale governato da regole non coincide con il processo decisionale legale, ma ne è solo un sottoinsieme. Il giudice, quando decide secondo il «miglior interesse» del bambino o del paziente o secondo equità o anche quando determina l’entità di una condanna penale prende decisioni che sono certamente legali, ma che non sono basate su regole prefissate nel loro contenuto.
Ed è proprio in questo spazio che il legal design come metodo di problem solving può trovare interessanti applicazioni e rivelarsi come un catalizzatore di innovazione nei rapporti giuridici.
Approfondiremo il punto nei prossimi articoli.
Di Anna Grazia Sbiroli e Federico D'Imporzano